Il reticolo idrografico dell'Appennino bolognese è, a grandi linee, costituito da corsi d’acqua che, traendo origine dalla fascia del crinale appenninico, scorrono fino ai piedi del rilievo mantenendo una direzione antiappenninica e restando per lo più sub-paralleli tra loro. I corsi d’acqua appenninici bolognesi presentano regimi idraulici tipicamente torrentizi con portate massime nei periodi tardo-autunnali, invernali e inizio-primaverili (in particolare dicembre, febbraio e marzo) di gran lunga superiori (anche decuplicate) rispetto a quelle dei mesi estivi. La causa risiede nel tipo di alimentazione del rilievo che è marcatamente pluviale, mentre è fattore subordinato, anche se non trascurabile, l’azione regolatrice sui deflussi operata dalle coltri nevose.
Tuttavia, la natura prevalentemente impermeabile dei terreni determina nel complesso un equilibrio tra il regime dei deflussi e quello degli afflussi, anche se con caratteristiche peculiari. Infatti, ad esempio, in settembre si registra il minimo coefficiente di deflusso (0,16) dovuto alle perdite che si hanno nell’autunno per l’assorbimento dei terreni disseccati dall’aridità e dal caldo estivo. Pertanto, la portata massima non si registra in corrispondenza del massimo di afflusso, cioè nel mese di novembre, ma solo più tardi, in marzo, grazie al contributo delle acque derivanti dallo scioglimento delle nevi. Tutti gli affluenti del Fiume Reno conservano, a monte della Via Emilia, una chiara individualità di bacino; infatti si possono distinguere un bacino principale, 5 sottobacini ed altri corsi d’acqua, tutti facenti parte dell’ampio Bacino idrografico del Reno. Uno di questi 5 sottobacini è formato dai torrenti Samoggia (affluente di sinistra) e Lavino (affluente di destra).
Ai fini dell'applicazione delle Norme del Piano Stralcio per l'Assetto Idrogeologico i corsi d'acqua sono classificati in base all'estensione di ciascun sottobacino. A tale grandezza è infatti correlata l'entità media dei massimi valori di piena.
Sono stati classificati come "principali" i corsi d'acqua con bacino di superficie maggiore o uguale a 40 km2, come "secondari" quelli con area compresa fra 40 e 13 km2, e come minori e minuti (per il Bacino Reno) tutti i torrenti e rii non ricadenti nei due gruppi precedenti e rappresentati con una linea nelle tavole di Piano (PSAI) o comunque indicati nella Cartografia Tecnica Regionale a scala 1:5000.
Per le Norme del Piano di Stralcio del Torrente Samoggia sono stati considerati come “minori” gli affluenti di corsi d'acqua principali o secondari con area del bacino inferiore a 13 km2 e lunghezza dell'asta superiore a 1 km e come minuti tutti i torrenti e rii non ricadenti nei tre gruppi precedenti.
Per ogni corso d'acqua principale, secondario, minore e minuto, definito come sopra descritto, gli PSAI (Piano Stralcio Assetto Idrogeologico) individuano un alveo attivo e delle fasce di pertinenza fluviale, disciplinati dalle Norme di Piano Assetto Idrogeologico (artt,15 e 18). Le modalità di individuazione dell'alveo attivo e delle fasce pertinenza fluviale sono descritte all'interno dei rispettivi piani.
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