Il concetto di resilienza trova una sua naturale collocazione nello studio della fisica meccanica dove indica la capacità di un materiale di assorbire energia in maniera elastica, prima di giungere a rottura, per poi riassumere la sua forma o posizione iniziale; in ecologia definisce la velocità con cui una comunità ritorna al suo stato iniziale dopo essere stata sottoposta ad un'alterazione naturale o antropica. In ambito psicologico la resilienza è la capacità di compensazione che la mente umana pone in essere per fronteggiare a gravi traumi attraverso la forza che attinge da dentro di se, dal supporto di forze esterne e dalle capacità di svilupparsi grazie alle esperienze vissute.

Il termine resilienza, che ha origine latina e deriva dal verbo resilio che significa rimbalzare, non è quindi l'equivalente del termine "resistenza", anzi potrebbe addirittura intendersi, in alcuni aspetti, come il suo opposto. Essere resilienti significa porsi in maniera elastica ed assorbire l'evento per sopravvivere e ripartire di slancio, cercare cioè di piegarsi senza spezzarsi.

La resilienza per gli esseri viventi è quindi una modalità di reazione attiva, supportata da risorse interne e/o esterne alla comunità, che permette al sistema sociale il ritorno alle condizioni di normalità.

Anche nell'ambito della protezione civile l'idea di comunità resilienti assume sempre più un valore centrale attraverso la promozione, il sostegno e lo sviluppo articolato ed organizzato della naturale capacità degli esseri umani di assorbire gli effetti di un evento e ripartire nel minor tempo possibile per riportarsi allo stato precedente. Per trasferire nelle comunità questo concetto che sposti significativamente l'equilibrio culturale dall'attendismo-assistenzialista ad un meccanismo proattivo, consapevole e organizzato che permetta di ridurre al minimo gli effetti dell'evento, si deve necessariamente passare per la consapevolezza del rischio ovvero dalla conoscenza degli spazi che si vivono e dei rischi sottesi, questo non per fare allarmismi o diffondere paure, tutt'altro poiché dalla conoscenza derivano consapevolezza e predisposizione alla risposta.

Una comunità (famiglia, gruppo, società) deve quindi considerare consapevolmente il rischio sistemico naturalmente presente, i successivi eventuali risvolti, la capacità organizzativa di risposta e il supporto delle forze esterne.

Generalmente siamo abituati ad informazioni che ci mostrano quasi esclusivamente conseguenze negative in seguito ad eventi che colpiscono le comunità, tuttavia questo aspetto assolutamente centrale e tragico, rappresenta una parte del quadro che va a comporsi con il naturale moto di solidarietà umana che mette in azione un meccanismo sociale di supporto, comportamenti che danno i loro migliori risultati quando sono idoneamente governati ed organizzati riuscendo a portare reale aiuto e non diventare essi stessi danno nel danno.

In buona sostanza la resilienza di una comunità è la sua capacità di riprendersi da eventi negativi che l'hanno colpita.

Ma come possiamo ottimizzare questa naturale capacità reattiva ?

La preparazione all'evento è la chiave e la porta : Informare sul rischio, formare sulle buone pratiche di auto protezione, organizzare la comunità partendo dagli organi istituzionali e dal volontariato per diffondersi a tutti i cittadini, ed infine testare l'organizzazione simulando gli eventi.

Attività di progettazione e prevenzione sono già esse stesse azioni di una comunità che può definirsi resiliente, pronta cioè ad assorbire un evento contrastandolo per quanto possibile senza spezzarsi ed infine rimbalzare per riconquistare lo stato precedente l'evento perturbante.

I ricercatori sono concordi nel dire che il principale fattore di resilienza di una comunità lo si trova nel senso di appartenenza, ovvero in quella sensazione di sentirsi parte un gruppo (famiglia, condomino, associazioni, città, nazione, umanità) che porta il singolo individuo a darsi da fare per la sua comunità e attraverso questo dare senso all'azione collettiva che consente di superare gli effetti dell'evento.

Tutto questo non significa che conoscere i rischi e saper cosa fare per affrontarli ci allontani dai drammi e dalle catastrofi, ci consente però di vivere la vita di comunità con un approccio più positivo che si distanzia dal fatalismo attendista predisponendoci, con serenità, ad affrontare nel modo migliore possibile anche ciò che non si vorrebbe mai dover affrontare e che si spera non accada mai. Possiamo quindi concludere e sintetizzare il concetto di resilienza in Protezione Civile definendola come la capacità proattiva di una comunità, fortemente radicata nella propria identità culturale e territoriale, di reagire ad un evento negativo attraverso gli strumenti della conoscenza, della consapevolezza e della solidarietà umana.

 

 

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